LOT 0651 Drawing. CAFFI. La prigionia di Romans, 17 aprile 1848.
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Ippolito CAFFI. La prigionia di Romans, 17 aprile 1848 Belluno, 16 ottobre 1809 – Lissa, 20 luglio 1866 Disegno a penna su carta, inchiostro nero. 210x264 mm. Incollato su foglio di supporto. Titolo e data al piede: “La prigionia di Romanz – 17/4 48”. Buono stato di conservazione. Vivido e rapido schizzo che documenta in una veduta d’insieme la prigione, i prigionieri a terra e i soldati croati alla porta. Con il titolo e la data scritti dal pittore. Ippolito Caffi partecipò nel 1848 alla guerra contro gli Austriaci, combattendo in Friuli. Fu catturato e portato a Romans d’Isonzo il 17 Aprile 1848, Lunedì della Settimana Santa dopo la Domenica delle Palme. Racconta la sua avventura in una lunga lettera inviata al marchese Antinori, ove è descritta con precisione la scena qui rappresentata nel disegno. “Finalmente a tre ore di notte giungemmo a Romans, ove una ressa di popolo ci attendeva, come se noi fossimo un serraglio di bestie feroci, per insultarci; e con grave fatica potemmo scappare dal furore di quei forsennati, proteggendoci i granatieri del Kinscky, feroci manigoldi anch'essi, i quali ci cacciarono in una lurida stalla ove giacevano altri quaranta infelici ridotti agli estremi della vita. … Era spettacolo pieno di compassione e di terrore il vedere in quel tugurio illuminato appena da fioca luce, malati languenti per sanguinose ferite, perseguitati da sicarii sanguinosi, senza pane e senz'acqua, sdrajati sulla nuda terra, e quasi denudati, aspettando come un beneficio del cielo.” Ippolito Caffi, Belluno 1809-Lissa 1866, nel 1841 decorò la sala romana del Caffè Pedrocchi di Padova. Nel 1843 partì per Napoli e, di qui, per l'Oriente, visitando Atene, la Turchia, la Palestina e l'Egitto; tornò in Italia nel 1844, carico di schizzi e di opere. Nel 1848 lasciò Roma, partendo per il Friuli, dove si arruolò nella guerra contro l'Austria; fatto prigioniero, evase, fermandosi a Venezia per un anno. Nel 1849 si stabilì a Genova, in Svizzera e nel 1850 a Torino. Nel 1860 fu prigioniero politico nelle carceri di San Severo per tre mesi, a causa delle sue frequenti visite a Torino e Milano, che destavano i sospetti delle autorità austriache. Da lì tornò a Milano, poi si recò a Napoli, aggregandosi all'esercito garibaldino. Dopo il 1860, con l'Unità d'Italia, Caffi tornò a Venezia, riprendendo a dipingere. Morì a 57 anni, nell'affondamento della nave Re d'Italia durante la battaglia di Lissa del 1866, nel pieno svolgimento della Terza guerra di indipendenza italiana.L'opera del Caffi, pur se ispirata ai modelli del Settecento veneziano, riuscì a modernizzare il vocabolario pittorico delle vedute, sia esplorando nuovi punti di vista, come nelle scene notturne, sia con temi inusuali, come il volo della mongolfiera.Nonostante sia stato molto apprezzato in vita, Caffi ha dovuto attendere la metà degli anni Sessanta per essere seriamente considerato dagli storici dell'arte. Con la grande mostra allestita a Venezia in occasione del centenario della morte, è avvenuta la rivalutazione della sua pittura. La sua produzione pittorica fu numerosissima e parte di essa andò perduta.
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