LOT 119 Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670) e botte...
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Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670) e bottegaCapriccioOlio su tela96 x 131 cm La tela qui presentata va ricondotta al maestro bergamasco per la sua canonica composizione, che vede una fuga prospettica data dai resti a sinistra. Tra le rovine, tre enigmatiche figure dalle nobili vesti parlano con un anziano e dimesso signore. L’aria è dorata, il sole illumina la campagna circostante e indora le rovine, creando un effetto misto di grandiosità e decadenza. Il dipinto trova adeguati confronti con altre opere pubblicate da Giancarlo Sestieri nel testo Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, Foligno 2015, ma anche in Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy, D.R. Marshall, Roma 1993.Viviano Codazzi (Codacci, Codazzo, Codozo, Codagora, Codaora, Codahorra) è ritenuto uno dei padri del rovinismo italiano. Bergamasco di nascita, la sua carriera artistica si svolse tra Napoli e Roma. Risulta operare all’Urbe dal 1620 al 1634, momento in cui la sua attività si concentrò sulla fusione del vedutismo di Scorza e Tassi con il realismo caravaggesco e dei bamboccianti. Collaborò principalmente con Cerquozzi, François Perrier e Jan Miel. Nel 1634 si stabilì a Napoli, ove strinse amicizia con Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro, suo fedele collaboratore. Le opere del periodo napoletano sono molto varie e nacquero da molteplici influenze culturali. Da un lato Codazzi seguì la tradizione della prospettiva e del quadraturismo rinascimentali, dall'altro amò la veduta ideata, magica e fiabesca, dal gusto preromantico e sviluppata a Roma dai pittori fiamminghi, tedeschi e francesi, che vede come maggiori rappresentanti B. Breenbergh e C. van Poelenburg. Più marcati sono gli influssi del vedutismo realistico dei bamboccianti e soprattutto quello eroico-tragico di Salvator Rosa. Tornò a Roma intorno al 1648, dove rimase stabilmente fino alla morte, salvo brevi assenze, che lo colse il 5 novembre del 1670. Oltre che sul figlio Niccolò Codazzi, la sua influenza si palesò in A. Tassi, F. Gagliardi, A. Salucci, G. Ghisolfi, L. Coccorante, A. M. Costa, G. Greco, Lemarie e Soria. Tale è stata la sua centralità nel tema della veduta rovinistica che anche maestri come Pannini, Canaletto e Bellotto dichiarano di aver attinto nozioni dalla sua arte.Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Rome 1670) and workshopCapriccioOil on canvas96 x 131 cmThis canvas can be traced back to the Bergamo master for its canonical composition, which sees a perspective escape given by the remains on the left. Among the ruins, three enigmatic figures in noble robes speak with an elderly and humble gentleman. The air is golden, the sun illuminates the surrounding countryside and gilds the ruins, creating a mixed effect of grandeur and decadence. The painting finds adequate comparisons with other artworks published by Giancarlo Sestieri in the text The architectural Capriccio in Italy in the seventeenth and eighteenth centuries, Foligno 2015, but also in Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy, D.R. Marshall, Rome 1993.
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